Gli
insegnanti sono a contatto ogni giorno con una grande varietà di alunni e
studenti e dispongono di diversi parametri di confronto per formarsi un
giudizio affidabile su ciascuno di essi ma non è così quando devono
identificare una bambina o un ragazzo con plusdotazione cognitiva.
Nel
1926 Leta Hollingworth, psicologa, attivista per i diritti civili e pioniera nello
studio dell’intelligenza e dei “gifted” scriveva:
[…] sebbene siano, quindi, probabilmente i migliori giudici che
abbiamo, le loro opinioni sono comunque soggette a tutte le cause di errore che
affliggono il giudizio umano in generale e sono molto fallaci rispetto ai test
scientifici.
L'esperimento ha dimostrato che gli insegnanti differiscono
notevolmente l'uno dall'altro nella precisione con cui possono stimare
l'intelligenza dei bambini. Il giudizio di alcuni insegnanti è quasi perfetto,
mentre all'altro estremo ce ne sono altri che possono selezionare meno del
sessanta per cento dei bambini più intelligenti delle loro classi. Di solito
l'insegnante è in grado di identificare non più della metà dei bambini molto
intelligenti...
I motivi di questi errori di giudizio, per Hollingworth, erano da
rintracciare nelle difficoltà a riconoscere gli indizi di un’intelligenza
elevata a età diverse e spesso le osservazioni degli insegnanti si
concentravano su altre caratteristiche dei ragazzi e delle ragazze come il conformismo,
l’obbedienza, l’aspetto fisico e la loquacità.
Per Hollingworth, gli insegnanti sarebbero diventati più abili di
quanto non fossero allora nell’identificazione dei bambini plusdotati.
Nella situazione ordinaria della scuola elementare, i bambini con un
QI di 140 sprecano metà del loro tempo. Quelli con un QI superiore a 170
sprecano quasi tutto il loro tempo. Avendo poco da fare, come possono questi
bambini sviluppare la capacità per sostenere uno sforzo prolungato, il rispetto
per il compito o le abitudini di un lavoro stabile? (Hollingworth 1942)
Secondo un lavoro appena pubblicato da Jeroen Lavrijsen e Karine Verschueren dell’università cattolica KU di
Lovanio, in Belgio - Student characteristics affecting the recognition of high cognitive ability by teachers and peers - al giorno d’oggi, i giudizi degli insegnanti dipendono più
dai risultati scolastici che dalle capacità cognitive di ciascuna alunna o
studente, anche quando agli insegnanti viene richiesto di distinguere tra
rendimento e abilità.
Difatti,
intelligenza (in termini di Quoziente Intellettivo misurato con test
standardizzati) e rendimento scolastico per quanto siano moderatamente
correlati, non sono la stessa cosa. Diventa quindi possibile non riconoscere le
situazioni di sotto-rendimento scolastico che rappresentano una strategia di
adattamento di alcuni bambini plusdotati. Per quieto vivere questi ultimi possono
mantenere un rendimento sufficiente ma non conforme alle loro abilità, motivazione,
conoscenze, curiosità e rapidità di apprendimento.
Per
saperne di più sulla plusdotazione: Piccola
guida sulla plusdotazione cognitiva
Lavrijsen e Verschueren hanno chiesto agli insegnanti di indicare per la
propria classe gli alunni che ritenevano con elevate capacità cognitive. Non
solo, hanno anche chiesto ai compagni di segnalare quale dei propri coetanei
secondo loro avesse abilità cognitive superiori. All’indagine hanno partecipato
115 classi per un totale di oltre 2000 studenti al II anno delle scuole medie delle
Fiandre.
I
risultati hanno dimostrato che:
- la
probabilità di essere nominati come studentesse o studenti plusdotati dipendeva
dal rendimento scolastico più che dalle abilità cognitive. Questo conferma gli
studi precedenti che evidenziano come sia difficile per gli insegnanti
distinguere tra intelligenza e prestazione e che il rendimento è considerato come
diretta e lineare manifestazione dell’intelligenza.
- la probabilità di essere nominati come plusdotati era più bassa
per le ragazze rispetto ai ragazzi, a pari abilità. Anche questo dato conferma
la letteratura scientifica sulla sottorappresentazione femminile nei programmi
per plusdotati. Le ragioni sono diverse, individuali e contestuali: le ragazze
rispetto ai ragazzi tendono ad avere un diverso comportamento in classe,
tendono a rendersi meno visibili, le loro abilità tendono ad essere attribuite
all’impegno costante e non a doti innate come per i ragazzi.
- la probabilità di essere nominati plusdotati era più bassa se i
propri genitori avevano un livello di istruzione medio-basso rispetto a un
livello medio-alto, a conferma ulteriore delle ricerche precedenti di una sottorappresentazione
di alcune classi socioeconomiche e di alcune minoranze nei programmi per
plusdotati. Gli autori aggiungono che questo risultato potrebbe rappresentare
un effetto secondario, dovuto al fatto che tali ragazzi tendono ad avere un
rendimento più basso rispetto ai coetanei provenienti da un contesto
socioculturale medio alto, a pari abilità.
- a parità di altre condizioni, sia gli studenti più impegnati che
quelli più disinteressati o annoiati avevano maggiori probabilità di essere nominati
come plusdotati. Secondo gli autori questo dato è attribuibile alla tendenza a
considerare sia l’elevata motivazione sia l’insoddisfazione come una
caratteristica comune ai ragazzi plusdotati.
I risultati ottenuti erano sovrapponibili nei giudizi espressi dagli
insegnanti e dai compagni, a dimostrazione che sono in gioco gli stessi
processi di valutazione.
Al di là di alcuni limiti dello studio, che conferma molti
risultati già presenti in letteratura, gli autori sottolineano l’importanza di
una maggiore formazione, affinché gli insegnanti siano in grado con maggiore
probabilità di riconoscere le caratteristiche tipiche degli studenti plusdotati,
allo scopo di adattare il piano didattico ai bisogni di ciascuno.
In particolare, va dedicata attenzione all’identificazione delle
ragazze e degli alunni e studenti che appartengono a minoranze o a strati
socioculturali bassi: potrebbero essere ancora più esposti dei loro coetanei alle
conseguenze negative che ha la sottovalutazione delle capacità cognitive
durante la scuola primaria e secondaria di primo grado sulla continuazione
della carriera scolastica, sul perseguimento delle ambizioni individuali e sul
benessere psicologico.
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