mercoledì 2 ottobre 2019

L’intervista allo specchio





Ci sono alcuni aspetti interessanti dell'ennesima intervista a Giacomo Rizzolatti, stavolta ancora su Wired.


http://sitn.hms.harvard.edu/flash/2016/mirror-neurons-quarter-century-new-light-new-cracks/

Nel suo complesso, il linguaggio si è ormai completamente spostato dalla cautela e dal rigore propri della spiegazione scientifica alla narrazione fantastica, suggestiva e promozionale.


Parla poco di 'neuroni specchio' per preferire 'sistema specchio', sottolineando un passaggio ormai avvenuto dalla descrizione delle evidenze scientifiche (molto circoscritte) alla formulazione di molteplici ipotesi speculative che possono estendersi illimitatamente a fenomeni e processi diversi, dall'immaginazione, all'imitazione, all'empatia, al training sportivo e che possono abbracciare la filosofia, la psicoanalisi, il coaching e la pubblicità.


Proprio com'è avvenuto, ad esempio, per il sistema delle intelligenze multiple basato su una teoria che ha avuto notevole successo di pubblico ma assenza di dimostrazioni scientifiche. 


Un tale sistema teorico è conveniente a giustificare nella quotidianità mancanze e eccellenze degli individui e dei gruppi, a confortare e a confondere, a solleticare e a rivendicare le credenze contro la scienza.


Un altro aspetto che emerge dall'intervista è il lamento sulla scarsità dei fondi pubblici a disposizione. Si pensi che Rizzolatti ne riceve molti, non certo ultimo il milione di euro della Regione Lombardia nel 2017, senza neppure dover rendere conto dei risultati come magari devono fare i giovani alle prese con la carriera scientifica. Parla dei finanziatori privati a cui è costretto ad aprirsi, che se sono solo al Nord - come la Barilla e la Ferrero (c'era stata la Toyota in passato) - che hanno però "l'esigenza di ricavarne un prodotto". E segue questa ammissione: "Mentre si cerca quest'ultimo o, mentre si conducono indagini che corrispondano a una precisa questione di mercato, si possono fare ricerche scientifiche". 


A che prezzo per il rigore scientifico? Non è stato chiesto.


Un ulteriore aspetto è che presenta la stimolazione intracranica come fosse stata appena scoperta quando è una tecnica neurofisiologica e neurochirurgica consolidata e applicata a bambini e adulti, per delimitare con precisione un focus epilettico o l'area malformativa che deve essere asportata, riducendo al minimo i danni per il linguaggio, la percezione, l’elaborazione visuospaziale, la motricità. Si tratta di una procedura invasiva, che ha indicazioni ben definite e con applicazione e risultati discussi da un'équipe multidisciplinare. Non è proprio come fare una risonanza magnetica funzionale (fMRI) e non è un'alternativa ad essa. Eppure, quando Rizzolatti parla di fMRI fa un'altra ammissione, se teniamo presente che la maggior parte dei risultati - più pubblicizzati che replicati - sui neuroni specchio nell'uomo derivano da studi di fMRI: "Il terzo [svantaggio della fMRI] è il rischio di ricavare false correlazioni: con la fMRI sappiamo che si attiva una data area, ma non riusciamo a determinare né i rapporti di causa-effetto né a stabilire se ci sono più concause per un certo effetto o più effetti per uno stesso stimolo".


Questo discorso si applica alla gran parte degli studi fMRI condotti soprattutto negli anni passati e su piccoli gruppi di soggetti.


Purtroppo, parla anche di 'Action observation therapy', una tecnica riabilitativa basata solo sull'osservazione di un'azione, per la quale ci sono risultati poco più che aneddotici e che non può sostituire in alcun caso le tecniche più efficaci e provate di riabilitazione neuromotoria nell'ictus e in altre patologie. Questo è davvero l'aspetto più critico perché cerca di pubblicizzare una tecnica, al più in via di sperimentazione, come una speranza possibile per pazienti (piccoli e grandi) e famiglie. In tal modo dà il via a una serie di prodotti diffusi e venduti a questo scopo: sorprendere ed entusiasmare, indipendentemente dall'efficacia. 


Torniamo così al "sistema" iniziale che tutto ingloba e alla valorizzazione di ipotesi o annunci come fossero risultati acquisiti. Il "sistema" diventa più malleabile ai fini della sua diffusione sui media e fidelizza giornalisti, lettori e pubblico, che ne diventano a loro volta promotori. Il "sistema" si fa marchio. 


E a questo punto il dato scientifico è un accessorio.


Chissà se nella prossima serie di kinder sorpresa capiterà di trovare gli #specchietti da collezione!




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