Ci sono alcuni aspetti interessanti dell'ennesima
intervista a Giacomo Rizzolatti, stavolta ancora su Wired.
http://sitn.hms.harvard.edu/flash/2016/mirror-neurons-quarter-century-new-light-new-cracks/ |
Nel suo complesso, il linguaggio si è ormai completamente
spostato dalla cautela e dal rigore propri della spiegazione scientifica alla
narrazione fantastica, suggestiva e promozionale.
Parla poco di 'neuroni specchio' per preferire 'sistema
specchio', sottolineando un passaggio ormai avvenuto dalla descrizione delle
evidenze scientifiche (molto circoscritte) alla formulazione di molteplici
ipotesi speculative che possono estendersi illimitatamente a fenomeni e
processi diversi, dall'immaginazione, all'imitazione, all'empatia, al training
sportivo e che possono abbracciare la filosofia, la psicoanalisi, il coaching e
la pubblicità.
Proprio com'è avvenuto, ad esempio, per il sistema delle
intelligenze multiple basato su una teoria che ha avuto notevole successo di
pubblico ma assenza di dimostrazioni scientifiche.
Un tale sistema teorico è conveniente a giustificare
nella quotidianità mancanze e eccellenze degli individui e dei gruppi, a
confortare e a confondere, a solleticare e a rivendicare le credenze contro la
scienza.
Un altro aspetto che emerge dall'intervista è il lamento
sulla scarsità dei fondi pubblici a disposizione. Si pensi che Rizzolatti ne
riceve molti, non certo ultimo il milione di euro della Regione Lombardia nel
2017, senza neppure dover rendere conto dei risultati come magari devono fare i
giovani alle prese con la carriera scientifica. Parla dei finanziatori privati
a cui è costretto ad aprirsi, che se sono solo al Nord - come la Barilla e la
Ferrero (c'era stata la Toyota in passato) - che hanno però "l'esigenza di
ricavarne un prodotto". E segue questa ammissione: "Mentre si cerca
quest'ultimo o, mentre si conducono indagini che corrispondano a una precisa
questione di mercato, si possono fare ricerche scientifiche".
A che prezzo per il rigore scientifico? Non è stato
chiesto.
Un ulteriore aspetto è che presenta la stimolazione
intracranica come fosse stata appena scoperta quando è una tecnica
neurofisiologica e neurochirurgica consolidata e applicata a bambini e adulti,
per delimitare con precisione un focus epilettico o l'area malformativa che
deve essere asportata, riducendo al minimo i danni per il linguaggio, la
percezione, l’elaborazione visuospaziale, la motricità. Si tratta di una
procedura invasiva, che ha indicazioni ben definite e con applicazione e
risultati discussi da un'équipe multidisciplinare. Non è proprio come fare una
risonanza magnetica funzionale (fMRI) e non è un'alternativa ad essa. Eppure,
quando Rizzolatti parla di fMRI fa un'altra ammissione, se teniamo presente che
la maggior parte dei risultati - più pubblicizzati che replicati - sui neuroni
specchio nell'uomo derivano da studi di fMRI: "Il terzo [svantaggio della fMRI]
è il rischio di ricavare false correlazioni: con la fMRI sappiamo che si attiva
una data area, ma non riusciamo a determinare né i rapporti di causa-effetto né
a stabilire se ci sono più concause per un certo effetto o più effetti per uno
stesso stimolo".
Questo discorso si applica alla gran parte degli studi
fMRI condotti soprattutto negli anni passati e su piccoli gruppi di soggetti.
Purtroppo, parla anche di 'Action observation therapy',
una tecnica riabilitativa basata solo sull'osservazione di un'azione, per la
quale ci sono risultati poco più che aneddotici e che non può sostituire in
alcun caso le tecniche più efficaci e provate di riabilitazione neuromotoria
nell'ictus e in altre patologie. Questo è davvero l'aspetto più critico perché
cerca di pubblicizzare una tecnica, al più in via di sperimentazione, come una
speranza possibile per pazienti (piccoli e grandi) e famiglie. In tal modo dà
il via a una serie di prodotti diffusi e venduti a questo scopo: sorprendere ed
entusiasmare, indipendentemente dall'efficacia.
Torniamo così al "sistema" iniziale che tutto
ingloba e alla valorizzazione di ipotesi o annunci come fossero risultati
acquisiti. Il "sistema" diventa più malleabile ai fini della sua
diffusione sui media e fidelizza giornalisti, lettori e pubblico, che ne diventano
a loro volta promotori. Il "sistema" si fa marchio.
E a questo punto il dato scientifico è un accessorio.
Chissà se nella prossima serie di kinder sorpresa
capiterà di trovare gli #specchietti da collezione!
Altre letture:
- Neuroni specchio delle mie brame
- La neuromania e gli inganni. Una conversazione con il Prof Umiltà
- Le grandi dispute del 2015: 3. I neuroni specchio cosa spiegano?
- Il Premio Lombardia è Ricerca ma non trasparenza
- La neuromania e gli inganni. Una conversazione con il Prof Umiltà
- Le grandi dispute del 2015: 3. I neuroni specchio cosa spiegano?
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